Testi Critici

tavolozzaTradizione nordica e mito mediterraneo nella xilografia di Silvana Russo

Nel panorama della grafica italiana la xilografia di Silvana Russo rappresenta un caso piuttosto insolito. In essa, infatti, si possono riscontrare sia la tradizione nordica che un forte senso di “mediterraneità”: alla prima, in particolare modo all’espressionismo tedesco, appartiene certamente la predilezione per la xilografia a colori, vedi per esempio Kirchner o, più vicino a noi, Baselitz e altri che ultimamente hanno determinato la rifioritura di questa espressione artistica. Silvana certo conosce i lavori di questi artisti, così come ha assimilato la lezione di Gauguin. Ma tutte queste esperienze vengono poi trasformate nel rapporto con il mondo arcaico della Puglia che è poi quello della Magna Grecia. Una tale arcaicità non può essere espressa da chi non è nato in quello scenario.
La xilografia ha la proprietà di ridurre il mondo all’essenziale e, generalmente, si serve al massimo di 5 colori. Silvana Russo riesce a creare un perfetto equilibrio tra le forme di ciò che vede e i suoi colori. Sia quando rappresenta il mitico Eridano sia quando interpreta una poesia di Mario Luzi, Silvana cerca l’archetipo, ovvero ciò che sta al di là del tempo fuggevole.
Anche sul piano della tecnica nello pera di questa artista l’espressionismo tedesco si sposa con il forte senso della mediterraneità. Silvana Russo ha una sensibilità particolare nell’uso del colore: nelle sue opere anche il bianco diventa colore e, come tutti gli altri, si carica di grande espressività. La godibilità dell’immagine fa pensare che Silvana potrebbe dedicarsi anche alla produzione di libri d’artista, associando immagini e testo, come nella tradizione francese.
Detlef Heikamp

Vedo, nell’arte di Silvana Russo, un’abbagliante, magica, sontuosa giostra. Qui, confluiscono, ammalianti, le stelle, qui si coglie l’alone, l’aurora dei corpi, qui tracima la brillante lucentezza della natura, qui membra umane e pietre, oggetti ed epifanie dell’anima si confondono e prendono poi a girare vorticosamente. Nelle sue xilografie il colore si fa spazio, spazio affocato, acceso. E vivi, brillanti, densi di luce e di promesse di suono si fanno i corpi.
I corpi, anzi, sembrano risiedere smaglianti in un regno creato apposta per loro, per la loro evidenza. E, liberi e palmari nel loro incanto cromatico, richiamano il tutto, lo invocano, se ne impreziosiscono, fino a rifrangerlo nell’intera gamma delle sue possibilità – impressione, espressione, colore, sentimento, pensiero – negli occhi di chi guarda. I corpi sono la porta socchiusa sullo stesso mistero che li abita e, nello stesso tempo, per l’artista, sono senso e misura del suo rapporto con la realtà, con il mondo. I corpi sono un vento cocente rappresosi lì dove l’interiorità, l’individualità psichica incontra tutto ciò che è esterno al soggetto, alla persona. E, grazie al loro fulgore e all’assoluta mancanza di elementi puramente esornativi, vogliono favorire, insinuare in chi guarda lo stesso lampo in cui consistono; e suscitare almeno l’eco dell’emozione originaria, quella provata dall’artista nel suo interscambio fecondo con l’altro da sé che lo circonda.
La realtà è sorpresa continua per chi è disponibile a farsi sorprendere. Non c’è nulla di quanto è già stato trattato o rappresentato che non possa dunque nuovamente e continuamente emergere in tutta la sua accecante novità. Proprio questo sembra essere il compito di Silvana Russo ha dato a se stessa. Credendo fortemente nella propria creatività e nella propria espressività l’artista, dopo aver assorbito stili, tendenze e percorsi formali fra i più diversi, ha pensato bene di rinsaldare innanzitutto la fede nella suo opera, ricorrendo con ammirevole equilibrio alla forza primigenia dell’istinto e disponendosi a ricevere quel mondo che oggi ci restituisce depurato, restaurato, miracolosamente intatto dopo essere passato attraverso un’anima disposta alla meraviglia. Perché non si tratta, si badi, di un altro mondo, non si tratta di una realtà rimasta fino ad ora inattingibile, ma della stessa realtà di sempre ustionata dal contatto con una persona capace di genuino stupore. Quello stesso stupore che potranno cogliere coloro che si mostreranno propensi a liberare lo sguardo oltre la patina del visibile, per arrivare a toccare la continua novità della luce.
Usando la tecnica della xilografia, Silvana Russo sembra decisamente a suo agio. Si tratta di una strada che le è congeniale: da un lato non deve mancare attenzione e disciplina (e dunque studio, aggancio alla tradizione e al rigore senza i quali chi crea non sa neppure dove poggiare i piedi), dall’altro si aprono in continuazione nuove possibilità alla sorpresa, alla libertà, alla variazione (e in questo ogni artista definisce e si appropria del suo stile, che è poi un modo per riconoscere e attraversare i modelli, proseguendo coraggiosamente al di là di essi). Silvana Russo, al compimento
di questo percorso, mostra di aver adeguatamente assorbito la classicità, e di averla poi restituita in modo disarticolato, disarmonico, discordante. Ma proprio in questa armonia del dissimile, della dissonanza, della sproporzione, è possibile riscontrare lo stigma di un’avventura personale e di un particolare esito espressivo.
La xilografia, inoltre, ha il gran vantaggio di rendere possibile la quasi immediata conversione dell’idea in immagine, inducendo l’artista ad essere determinato, incisivo, sintetico. La sintesi formale ottenuta risulta così di grande schiettezza e suggerisce, senza bisogno di ulteriori mediazioni, ciò che vuole essenzialmente esprimere. Si deve dare atto a Silvana Russo di avere avuto il coraggio della semplicità, della linearità. Che non sono però assunte a priori, per partito preso, ma costituiscono il compendio di un arduo cammino di ricerca che, senza minimizzare l’apporto della tecnica, la libera da ogni tentazione di essere fine a se stessa.
L’artista che procede con entusiasmo, che non nasconde la sua passione, che si interroga innanzitutto sulla necessità di continuare a comunicare in questo tempo alieno da ogni forma di comunicazione che non sia contaminata, riesce nel prodigio della messa a fuoco, riesce a portarsi nelle cose e ad accoglierle in sé, poggia il suo sguardo lucido sul mondo fino ad essere quel mondo. Tutto si dispone a raccogliersi nel suo occhio, nulla si rifiuta di essere ritrasmesso, di essere quasi ri-generato. Mito, religione, natura, consistenza, evanescenza, fisicità e meta-fisicità appaiono inestricabilmente connessi e avvinghiati e l’apparizione, a tratti, di una di queste dimensioni evoca immediatamente tutte le altre. Così avviene a chi non teme di adagiarsi nella luce fuori di sé, perché già reca quella stessa luce nella sua anima.
Giacomo Leronni

Xilografie e acqueforti presentate alla mostra di Silvana Russo, e nella Torretta di Palazzo Frescobaldi, hanno in comune un’interpretazione libera, del patrimonio mitico e classico, del mondo naturale. “Trascorre tra il fogliame lui fiume molto acquoso, molto verde, voglioso di aperture, di mare” (Valle, M. Luzi) le parole del poeta trascolorano nell’opera Valle, 2001, semplificazione armonica del ritmo delle superfici, delle relazioni cromatiche, che esprimono la ricerca di una condizione umana che tende all’assoluto, al di là delle variazioni fenomeniche.
Nell’arte di Silvana Russo i dati narrativi si semplificano, l’intransigenza nell’uso del colore, la musicalità del ritmo si traducono in purezza, in straniante autonomia. Immagini arditamente semplici, connotate da un linguaggio inconsueto ed inedito, da sottigliezze di ritmi e di connessioni plastiche, testimoni di una rarefazione formale acquisita attraverso complesse ricerche.
La pittura per Silvana Russo non è imitazione della natura e della realtà, ma un sistema parallelo ad esse, in grado di esprimere l’essenziale, nel contempo un sedimento bucolico rende il mondo della natura lirico e come sognato. Nei colori e nei contorni musicali, nelle linee è una precisa vocazione decorativa, il sogno di un edenico passato, un’armoniosa fusione tra figura e paesaggio, finemente accordato sui toni azzurri, rossastri, verdi chiaro, che conferiscono all’insieme una nota interna ed al contempo vitale. È una trasposizione di stati d’animo, di desideri inappagati che possono risolversi nella meditazione e nel vagheggiare un paese ideale, nel quale coincidono l’antico ed il moderno, il passato ed il presente.
Artemide, poi, Ippolito, Fedra tramite la divinità del mito e la potenza immaginifica dell’artista alla fine diventano reali, addirittura nostri contemporanei, poiché appartengono ad una realtà superiore, eterna. Nelle immagini è un rigore compositivo e l’esuberanza del colore, forte e caldo, pur nella sua applicazione in zone compatte, contornate da rimarcature lineari con un procedimento simile a quello della stesura matissiana: soluzioni formali di alta potenzialità espressiva.
Il colore antinaturalistico ed arbitrario, suscitato direttamente dall’emozione, si articola bidimensionalmente in ampie zone, composte in partiture semplici ed equilibrate, rinutrite da rimandi letterari. Canta la gioia di una natura semplice e pura, canta la sensualità dei corpi, forme assolutamente sintetiche, come sospese o apparse in uno spazio senza forza di gravità, senza peccato. La tecnica della xilografia è davvero congeniale a Silvana Russo; il legno inciso produce un contorno morbido, largo e di contorni stampati poi sui vari tipi di carte: giapponese, cellulosa, sintetica, evocano soluzioni pittoriche di grande qualità e possono variare nei colori, producendo ogni volta l’effetto di prove uniche.
Forse quest’artista presente alla mostra, che si è accostata alla classicità in modo assai libero, ci mostra un rapporto con il mito più stravolto ma anche (paradossalmente) più sincero.
Fiammetta Faini

Ancora Fedra
Col suo amore senza scampo, ispira forme inquiete, tra antico e moderno, di Silvana Russo. La tavolozza talvolta fauve, risponde a una sensibilità mediterranea naturalmente in sintonia col mito e coi paesaggi.
Teseo e Ippolito sono ritratti con occhi d’amore, come nella tragedia. Si aggiungano le suggestioni di studi accademici ben assimilati e si avrà il piccolo miracolo di questa serie che sa leggere nel profondo: su fondamenti umani.
Saverio Orlando

“Tema importante dell’arte di Silvana Russo è l’essenzialità, l’artista infatti scava e ripropone l’essenziale, scava e presenta una fisicità corporea che è anche fisicità mentale. La tecnica è funzionale a questo bisogno interiore dell’artista di toccare la luce delle origini, la xilografia va infatti al sodo dei colori, delle forme e della figure femminili che appaiono nella loro essenza.
Siamo grati agli artisti e alla loro scommessa: che nell’arte ci sia il superamento del quotidiano e, nello stesso tempo, il riconoscimento del quotidiano nella sua rappresentazione più pura quel così com’era che nell’arte diventa sorprendentemente com’è” .

Giacomo Leronni